“La grande glaciazione” in: FUTURO Europa, n. 47

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FUTURO Europa – Rassegna europea di Science Fiction, n. 47

AA.VV. (a cura di Lino Aldani e Ugo Malaguti)

Perseo Editrice, Bologna, Settembre-Dicembre 2006

Pagine: 320

Prezzo: € 15,00

Acquistabile su: 

http://www.elaralibri.it/cat/fut/fut-047.htm

Antologia di racconti, saggi e con un romanzo breve di genere fantascienza.

Contenuti:

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SAGGISTICA

ROMANZO

Editoriale
Ha toccato!… No, non ha toccato. di Carlo Agricoli
Scuola, FS e circolari ministeriali di Bruno Vitiello
Te lo dò io l’inedito 2 di Giovanni Mongini
Horro e fantastico a Udine di Gianni Ursini
Libri Usciti: 1960 di Ernesto Vegetti
Chi ha paura della Chiesa? di Davide Ghezzo
Speciale Fiuggi 2007 di M.A. Miglieruolo e N. Salamone
Recensioni
FUTURO risponde
Hanar! di Barbara Signorini

 

RACCONTI

Snowglobes di Debora Montanari
Striscia la serpe… di Donato Altomare
La memoria della Terra di Simona Ingrassia
La sabbia di Gerusalemme di Lorenzo Iacobellis
La macchina tossica di Sven Klöpping
Nella nebbia di Davide Ghezzo
Se mi chiamsssi Clemente di Antonio Bellomi
Liana di Elisabetta Antichi
Bella e l’orco di Luciano Nardelli
La verifica di Massimo De Angelis
Ritorno a Linden di Luciano Radaelli
Un nemico del popolo di Pierfrancesco Prosperi
La grande glaciazione di Francesco Brandoli
Venezia: ossessione di Marzia Andreoni
I pirati e il popolo del corallo Pierre-Jean Brouillaud
Nel vortice Franco Piccinini
Oikenskaten di Nino Salamone
Nelle grotte di Roberto Fuiano
Zero inclusioni di Mauro Contini

Contiene il mio racconto di Fantastico: “La grande glaciazione (pagg. da 215 a 219).

Editoriale:

« Un altro numero kolossal di Futuro Europa, addirittura con venti pezzi narrativi e dieci saggistici, per un totale di trenta, cifra record per la rivista-libro. Numero uscito con ritardo, per le vicende legate alla ricostituzione della Perseo, uscita vittoriosa da una di quelle battaglie editoriali che avrebbero fatto tremare i polsi e alzare la bandiera della resa a forze ben superiori alla nostra. Ma quando si lavora seguendo la passione e l’amore per una letteratura, e noi amiamo la fantascienza, e credendo con fermezza in qualche ideale, e noi crediamo nel valore della fantascienza europea, riteniamo che in questo momento essa rappresenti un completamento (e a volte un’alternativa) validissima alle fantascienza più antiche e tradizionali, prigioniere oggi delle reti commerciali e della mercificazione della produzione letteraria che possono portare dollari facili (e neanche questo è vero per la stragrande maggioranza di chi segue l’illusione di sfondare in mercati commerciali sempre più chiusi, costruiti e bloccati) ma tolgono creatività, forza, originalità. Doti che i nostri scrittori, e per nostri intendo quelli che vivono e lavorano nella vecchia Europa, crocevia di culture diverse e antiche, ma anche laboratorio dei fermenti più innovativi e originali del nostro tempo, possiedono in grande quantità.
Anche in questo numero dobbiamo cominciare con delle scuse, che comprendono anche la difficile selezione dell’altrettanto ponderoso e cospicuo
Futuro Europa n. 48 che esce insieme a questo (con altre 320 fittissime pagine): gli editors hanno accettato e predisposto numerosi pezzi, tra i quali vorremmo segnalare un brillante e originale pastiche di Andrea Coco sui ristoranti dell’universo, la presentazione di un autore nuovo per queste pagine, Bruno Lazzari, con un trittico spaziale di notevole spessore, l’ultima fatica di Alessandro Fambrini, il cineracconto molto atteso de L’astronave atomica del dottor Quatermass: questi, e altri, slittano anche in questo caso al numero 49 (anche se il bravo Coco è comunque presente nel prossimo numero con una vivacissima interpretazione del mondo dei videogiochi).
Una corposa discussione con il grande catalogatore delle fantascienze universali, Ernesto Vegetti, ha invece portato a un cambiamento nei programmi “bibliografici” che ci sembra più utile e ragionevole di quanto avessimo ipotizzato. Il famoso
Catalogo Completo di Futuro Europa, dal numero 27 in poi, avrebbe dovuto comparire in questo numero. E nessuno sospetti l’impareggiabile Vegetti di essere stato poco puntuale o addirittura in ritardo: questo non accade mai. Discutendo tra noi, invece, ci siamo posti alcuni problemi. I numeri arretrati di Futuro Europa sono ormai quasi tutti in esaurimento. Ormai dei numeri 1, 2 e 3, non ci sono più copie di riserva, e chi li desidera è costretto a complicate ricerche presso il frequentemente esoso e comunque mai facile mercato dei collezionisti e dell’usato. Il numero 26, quello che ospitò il catalogo completo dei primi ventisei numeri, sta seguendo questo destino e presto non sarà più accessibile ai nuovi appassionati che, a legioni, si stanno avvicinando alla rivista.
Per di più, tra qualche mese,
Futuro Europa è attesa da un appuntamento a dir poco storico: il cinquantesimo numero. Pensare, tenendo tra le mani questo volume, a cosa significa per una fantascienza nazionale aver dato vita e mantenuto in essere una collana che deliberatamente esclude la fantascienza angloamericana, e aver raggiunto un obiettivo come i cinquanta volumi (che significano circa 12.000 fittissime pagine di racconti, romanzi, articoli, documentazioni) fa immediatamente comprendere come il cinquantesimo volume debba essere un evento a un tempo celebrativo e innovativo, un capitolo fondamentale nella storia della rivista.
Bene. A noi gli eventi piacciono molto (anche perché spesso sono l’occasione per festeggiare, e festeggiare significa allegre riunioni di amici e amiche intorno a un tavolo imbandito e ricco di preziose bottiglie di quelle che il sempre amato Giles Habibula avrebbe definito “nettare prezioso” – e autori e critici di
Futuro Europa magari a volte non sono eccezionali nelle tematiche fantascientifiche, ma quando si tratta di buona tavola e buone bevute sono infallibili) e così il cinquantesimo numero di Futuro Europa deve essere adeguatamente solennizzato.
Per farlo abbiamo in programma un supervolume di circa 400 pagine, 320 delle quali destinate a ospitare le nuove opere dei migliori autori apparsi su questa rivista nella sua storia – il guanto di sfida è stato lanciato, gli autori hanno qualche mese a disposizione per scrivere il loro capolavoro e destinarlo a
Futuro 50 – e 80, pagina più o pagina meno, a ospitare il Catalogo Completo di Futuro, contenente cioè tutte le opere narrative e saggistiche apparse nei cinquanta primi volumi della pubblicazione, e anche nei leggendari numeri della vecchia Futuro degli anni ’60, quella fondata da Lino Aldani che ne tiene ancora saldamente il timone.
Così il cinquantesimo volume di
Futuro non sarà soltanto un evento letterario di prim’ordine, ma anche un evento bibliografico prezioso per tutti coloro che vogliono orientarsi nel mare della fantascienza europea.

Questo quarantasettesimo numero di Futuro presenta in campo narrativo venti diversi scrittori, con una forte e qualificante presenza femminile. Il pezzo di apertura è lo splendido Hanar! della giovane Barbara Signorini, una delle scrittrici che hanno esordito su questa rivista e che più si sono affermate migliorando di storia in storia, fino a raggiungere un livello altissimo e a riscuotere grandi consensi tra i lettori. Hanar! è il seguito de Il mare giallo, uno dei romanzi brevi più apprezzati degli ultimi numeri.
A Barbara segue subito Debora Montanari, altra scoperta della nostra casa editrice, anche se già nota per un’attività di giornalista radiofonica ed esperta di cinema di tutto rispetto. Debora ha ottenuto grandi consensi con un romanzo che riscrive l’avventura fantastica tradizionale,
I draghi di Chrysos, ma al suo arco ha molte frecce, e le sue opere sono assolutamente diverse tra loro, risentono di stati d’animo, di emozioni, di situazioni, che seguono soltanto l’ispirazione e quindi offrono una varietà assolutamente notevole. Con il racconto presente in questo numero, Debora si occupa di un’apocalisse contorta e strana, con un tocco magistrale, proprio degno della sua classe.
Terza componente femminile, Simona Ingrassia, autrice del sud – terra feconda per gli scrittori di fantascienza – la cui fantascienza risente di una continua ricerca della soluzione dell’apparente conflitto tra l’umanità e l’ambiente.
La memoria della Terra è un futuribile ai limiti del cyber, ma la tematica caratteristica di Simona è sempre lì, dominante.
Quarta ospite femminile di questo numero un’esordiente (uno dei due esordi e mezzo che
Futuro ormai tiene a battesimo tradizionalmente sulle sue pagine), Elisabetta Antichi, vincitrice di un concorso on line al quale Futuro ha offerto sinergie per dare un’edizione in rivista ai vincitori. Altra storia di apocalisse, un’apocalisse provocata: ma soprattutto storia di sentimenti e nostalgie, semplice e accattivante come poche altre.
Infine, quinta ospite femminile di questo numero è Marzia Andreoni, talentuosa scrittrice lucchese già conosciuta ai lettori di
Futuro. Una storia cristallina com’è abitudine dell’autrice toscana, venata di horror e soprannaturale.
Caratteristiche queste che accomunano altre storie di un numero un po’ fuori degli schemi (ma quando mai un numero di
Futuro si compiace di stare entro gli schemi?) . Al campo del fantastico, con le connotazioni dell’incubo, appartiene anche Striscia la serpe striscia, e morde, del nostro impareggiabile Donato Altomare (vediamo se questa volta il premio Italia dove sempre arriva secondo lo premierà: sarebbe ora!), come pure La sabbia di Gerusalemme di un insolitamente drammatico ma efficacissimo Lorenzo Iacobellis. Incubi, leggende e fantasie anche per l’inquietante Nella nebbia di Davide Ghezzo e nel lirico La grande glaciazione di Francesco Brandoli, sempre più oscuro e introverso, ma anche sempre più bravo.
Non mancano i grandi autori tradizionali della fantascienza italiana, alcuni dei quali ritornano su queste pagine dopo una lunga assenza. È il caso di Pierfrancesco Prosperi, che ci propone una variazione sociologica sull’Italia futura di grande attualità, di Luciano Radaelli, uno dei pochi epigoni di una
science fiction tradizionale, quasi bradburiana, e di Luciano Nardelli, un amico scomparso che vogliamo ricordare con una delle sue irresistibili storie di avventura.
Sven Klöpping, giovane “arrabbiato” della sf tedesca, e Pierre-Jean Brouillaud, veterano abilissimo di quella francese, sono le presenze straniere di questo numero (nel prossimo ci saranno corpose rappresentanze europee, state tranquilli!), mentre Antonio Bellomi, Massimo De Angelis, Nino Salamone e Roberto Fuiano rappresentano gli scrittori tradizionali di
Futuro (bellissimo il racconto di Salamone, che come narratore cresce a ogni prova; ma anche Massimo De Angelis, autore romano problematico e introverso, è ormai una realtà della quale la sf italiana deve tenere conto).
Due esordienti e mezzo, abbiamo detto. Elisabetta Antichi e il giovane bolognese Mauro Contini rappresentano le voci nuove ed emergenti di questo numero. Franco Piccinini è anch’egli al suo esordio su
Futuro, e sta vivendo una seconda giovinezza letteraria dopo un lungo silenzio. Ma in realtà è da molti anni un militante nel campo della fantascienza, apprezzato saggista e ottimo autore di racconti (esordì sulla prima e gloriosa Robot con Ritorno a Liberia che adesso ha trasformato in un romanzo che vedrà presto la luce). Un “mezzo” esordio, quindi. Ma di gran razza.
Racconto o saggio, quello di Carlo Agricoli, irresistibile come sempre nel provocare dubbi e mettere in gioco la realtà? E il discorso di Miglieruolo a Fiuggi, con la risposta di Nino Salamone, non è forse un momento cruciale nella fantascienza di oggi? E il cinema, l’interessante documentazione su una circolare ministeriale che ha ribaltato i rapporti tra sf e scuola, l’appassionato intervento di Davide Ghezzo, non fanno parte tutti di una pluralità di voci dalla quale deve nascere qualcosa di importante e nuovo?
Trovate voi stessi la risposta. Ecco a voi un numero variato, variegato e vario della vostra rivista. Buona lettura.

FUTURO Europa»

Recensione su: fantascienza.com

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