Robert E. Howard – Steve Harrison detective del macabro – Recensione
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Fra le prime proposte di una nuova, ma agguerrita e ben organizzata, casa editrice, c’è un volume dedicato a Steve Harrison, uno tra i personaggi meno noti in Italia di Robert E. Howard, celebre autore di eroi come Conan il barbaro, Kull e Solomon Kane.

Il volume raccoglie 4 racconti, tutti inediti in Italia, di questo personaggio e di un suo doppio (pubblicato con il nome di Brock Rollins, per ragioni editoriali ben spiegate nel volume), che permettono di conoscere bene questa nuova (almeno in Italia) figura letteraria, che non potrà che piacere ai fan del bardo di Cross Plains e di cui consiglio la lettura.

I racconti del volume sono tutti rigorosamente pulp e con un taglio realistico, almeno nell’assenza dell’elemento fantastico e soprannaturale che caratterizza invece la maggior parte della produzione di Howard: sono detective stories, ricche di azione e mistero, che richiamano scenari alla Chandler o alla Dick Tracy, ma in cui l’atmosfera molto spesso scivola comunque in un alone macabro che richiama le grandi storie horror e soprannaturali di Howard… A tratti il lettore potrebbe quasi attendersi una divagazione magica nella storia, ma tutto tende sempre ad avere una solida base logica, nonostante il terrore e l’orrore che trasudano comunque dalle parole dell’autore, vero maestro in questi frangenti.

Harrison si trova spesso in situazioni in cui i nemici sono tinti di negromanzia, oppure sono popoli gialli, mongoli, tipici di una criminalità da China Town del secolo scorso, che richiamano i grandi nemici di storie pre-umane e preistoriche, come quelle di Conan: in primis il sulfureo personaggio di Erlik Khan, vero e proprio super-criminale e nemico quasi sovrannaturale, che si presenta come grande nemesi al protagonista, già presente in un altro racconto – il solo finora edito in Italia – che purtroppo è però assente in questo volume, sempre per ragioni editoriali ben chiarite nello stesso.

Del resto, lo stesso Harrison si presenta come un vero e proprio alter-ego di Conan il barbaro: la fisicità è la stessa, così come i tratti fisici, al punto che si potrebbe immaginare il Cimmero nei panni di questo nuovo personaggio, quasi una reincarnazione millenni dopo; un detective che risolve i suoi casi con l’astuzia e l’ingegno (che peraltro possedeva anche il Cimmero, nonostante spesso siano fattori sottovalutati dello stesso, che invece non a caso divenne un Re), ma soprattutto con una grandissima dose di tenacia e coraggio e una fisicità ai limiti con il guerriero nordico.

Risulta molto affascinante leggere storie con un sapore così pulp e in perfetto stile Howardiano, però calate in una società metropolitana e in una contemporaneità quasi straniante.

Splendidi anche i comprimari, tra tutti Khoda Khan, che pare quasi uscito dalla penna del nostro Emilio Salgari: un uomo afghano, ferino e felino, più simile a un predatore, che accanto a Harrison richiama alla mente proprio figure come Tremal-Naik e Kammamurri.

Ottimi anche gli apparati redazionali, con una bella postfazione biografica su Howard di Gianfranco Calvitti, ricca di foto d’epoca, e una introduzione di Giacomo Ortolani, sul personaggio e l’autore, che per lunghezza e soprattutto profondità di analisi e accuratezza, rappresenta un vero e proprio saggio all’interno dell’antologia e accanto alla parte narrativa.

Per dettagli: http://www.providencepress.it/it/libro-steve-harrison-detective-del-macabro/

harrison