Warcraft – L’inizio – Recensione

Warcraft – L’inizio – Recensione

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Premetto immediatamente che non sono mai stato un giocatore di Warcraft e la mia conoscenza del videogioco è pressoché inesistente, pertanto il mio parere si dirige direttamente alla trama e al film che, in definitiva, ho trovato piacevole e carino, ma non esaltante né una pietra miliare.

La storia tratta di un’orda di orchi che abita un mondo al collasso e che, pertanto, guidati dal loro potente stregone, cercano di conquistare un altro mondo, passando attraverso un portale dimensionale (concettualmente simile al noto Stargate). La magia dello stregone si basa su una energia detta Vil che, di fondo, è l’energia vitale intrinseca di ogni essere vivente. Proprio perché il mondo degli orchi è al collasso, lo stregone non ha abbastanza potere per far passare tutta l’orda e porta con sé un primo esercito, per razziare e conquistare il mondo dei 7 regni (Westeros?) ove catturare viva la popolazione per estrarre altro Vil. Da qui parte un intreccio, che non svelo, che porta il regno degli uomini a fronteggiare l’invasione degli orchi, con l’aiuto del Guardiano (il mago posto a presidio della pace) e di un giovane apprendista, il tutto nel pressochè totale menefreghismo di nani ed elfi che se ne sbattono bellamente.

Il grosso della storia è un collage di cliché che, tutto sommato, raggiunge il suo scopo: offrire una storia fantasy godibile e di totale intrattenimento, che può piacere come annoiare a seconda dello spettatore. Sicuramente non offre nulla di eccelso o particolarmente laborioso o geniale, nonostante il meccanismo in sé sia ben strutturato, pur con palesi forzature o scemenze. Proprio verso la fine del film ci sono una o due scene che indubbiamente spezzano la monotonia e prevedibilità della trama (seppur di poco) e offrono anche qualche dialogo particolarmente seducente, il tutto sostanzialmente predisponendo l’arco narrativo per uno o più seguiti, immaginabili fin dal sottotitolo “l’inizio” dato al film.

Sicuramente l’impostazione video-ludica è fondante: sia a livello grafico che scenico, il film si presenta come un enorme videogioco (o fumetto o cartone). I personaggi sono stereotipati all’inverosimile, la personalità appena abbozzata o approfondita quel tanto che serve a dare un minimo di credibilità alla trama in quei cinque minuti in cui non ci sono duelli o esplosioni. Alcuni dettagli sono indubbiamente privi di senso e l’intera struttura narrativa (almeno per un profano del gioco, ma temo per chiunque) si presenta non immediatamente comprensibile, perché alcuni aspetti – per quanto minuti e banali – sono buttati in mezzo un po’ allo sbaraglio, sostanzialmente richiedendo allo spettatore di accettarli senza contestazioni o attendere lo sviluppo della trama per cercare di attribuirgli il giusto senso e ruolo e significato.

Concludo con una triplice osservazione per i puristi del fantasy:

  1. fin dai primi minuti c’è un inserimento di armi da fuoco, peraltro quasi assenti nel film complessivo, che mi risultano esserci nel videogioco, ma che sicuramente faranno storcere il naso a tutti i puristi del genere (e sinceramente potevano serenamente non essere inserite nel film visto che non aggiungono nulla e alterano vistosamente l’ambientazione);
  2. non chiedetemi i nomi dei personaggi, perchè non me ne resta in mente uno (sì, sono i soliti nomi astrusi da fantasy che la gente odia, ma che di solito io recepisco serenamente, ma non in questo in film);
  3. la magia è quella classica da videogioco. Un mago, in Warcraft, fa un sacco di belle cose piene di luci, colori, energia, barriere, esplosioni, etc… A me è sostanzialmente il tipo e concetto di magia che piace in un fantasy (sinceramente inserire dei maghi che poi alla fine siano poco più di anziani saggi o indovini lo trovo sempre molto sprecato). Però so perfettamente che non è l’archetipo di mago della impostazione classica del fantasy che, già con Tolkien o la Le Guin, di fondo non abusa mai di poteri ed effetti speciali.

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