KING ARTHUR – RECENSIONE
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Mercoledì con cinema a 2 euro e uscita nelle sale di King Arthur: potevo non vederlo e farvi avere un commento? NO!

Siamo di fronte all’ennesimo film che reinventa il mito di Re Artù, di fatto con una storia che non c’entra quasi nulla con il mito originale, salvo prendere in prestito dei nomi e vagamente dei topoi narrativi (in primis la spada).

Il film, sicuramente un fantasy, è nondimeno il tipico film di Guy Ritchie, che ne mescola i suoi classici stili, con gag comiche, scenette ricche di flashback e uno stile da “gang da strada” abbastanza pulp e contemporaneo, tutti elementi che peraltro annullano totalmente la fedeltà storica del film.

Del resto, molti attori e personaggi sono neri o asiatici: elemento che sicuramente aumenta la contemporaneità e la “correttezza politica” del film, ma che maggiormente stride con una realtà storica in cui di certo queste etnie erano minoranze, sempre che ci fossero nella Bretagna dei primi secoli!

Il film inizia con alcune brevi frasi scritte che ci introducono nella trama: dopo circa 20 secondi, pertanto, riceviamo la dichiarazione ufficiale che il film è una VACCATA. Ritchie si è divertito a pisciare su Sherlock Holmes (peraltro con un paio di film molto piacevoli e che comunque centravano lo spirito di fondo del personaggio); ha pensato bene questa volta di procedere direttamente con carichi pesanti, scaricando chili di feci sul mito Arturiano.

Se si vuole buttare via subito qualsiasi pregiudizio o desiderio di fedeltà, allora è possibile procedere con il film, che peraltro è un fantasy piacevole e ben realizzato: scocciava tanto inventare una storia originale o non avrebbe attirato pubblico senza il nome altisonante o ancora si temeva che i riferimenti fossero troppo evidenti?

VISIVAMENTE il film è bellissimo. Bellissimi gli scenari e affascinanti i costumi, per quanto storicamente assurdi e molto simili a capi di alta sartoria contemporanea. Ottime anche le musiche, sempre eccellenti nei film di Ritchie.

Arthur è anche fin troppo spavaldo per i miei gusti: ridicolo il modo in cui cammina da vero gangster trascinando la spada con la punta a terra, in uno scoppiettio di scintille… Tanto è Excalibur, mica si rovina il filo, no?!

Comunque, ciò chiarito, per proseguire devo necessariamente fare una serie di minimi SPOILER perché altrimenti è impossibile parlare oltre di questo film.

Ripeto. Seguono possibili SPOILER.

Jude Law è Vortigern, per l’occasione diventato fratello di Uther Pendragon. Pratica la magia, su una torre che edifica per avere potere e su cui campeggiano spesso delle fiamme che richiamano molto l’occhio di Sauron del Signore degli Anelli (visivamente richiamato in molte, troppe, scene, anche con aquile e olif…ehm, elefanti giganti). Nella cantina allagata tiene la strega Ursula de La Sirenetta, progenie di Cthulhu, che gli da poteri magici capaci di trasformarlo in un clone del Death Dealer di Frazetta.

Death-Dealer-Frazetta-h

Arthur estrae la spada dalla roccia e quindi diventa capace di combattere a velocità e forza supersoniche: quando impugna la spada, con un effetto molto simile a quando Frodo indossa l’anello nei film di Jackson, di fatto va a una velocità che manco Neo in Matrix gli starebbe dietro e può seccare 40 nemici in 30 secondi.

Arthur, a capo di una banda di malviventi in tipico stile Ritchie, che ricorda molto Robin Hood, si rifugia quindi con i pochi maghi rimasti (fra cui una Maga – Morgana? – che controlla animali, uccelli e serpenti, che pare uscita da Naruto) nella loro tana nella foresta di Sherwood (o in un posto molto simile), dove uno degli attori più noti de Il trono di spade (Dito Corto) impersona un alter ego proprio di Hood, visto che scaglia frecce a 175 m di distanza a occhio nudo, senza mancare un bersaglio.

In questa bella accozzaglia di roba rubata a casaccio da qualsiasi fantasy vi venga in mente, ecco che in pratica Arthur si pone a capo dei ribelli per sconfiggere Darth Vortigern… Il resto ve lo lascio immaginare e/o vedere al cinema.

Botte da orbi, mostri e duelli in pieno stile videogame… Un maestro di Arti marziali cinese che chiaramente allena Arthur fin da bambino, rendendolo meglio di Chuck Norris… Strizzata d’occhio finale che ci fa intravedere la tavola rotonda, promettendoci forse futuri seguiti di cui, francamente, non sentiamo troppo il bisogno (specie se avremo Merlino impersonato da Samuel Jackson, che allo stato mi pare lo scenario più probabile).

Insomma… Una porcata che però, tutto sommato, costituisce un film che si può gustare per due ore senza troppe pretese, ma che ci porta lontanissimi dal capolavoro che fu Excalibur di Boorman nel 1981. Consiglio di recuperare quella vecchia pellicola a chi ancora non la conosca e sfruttare così meglio quelle due ore di tempo.