Jacques Bergier – Elogio del fantastico – Recensione
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L’articolo che scriverò oggi è dedicato a un saggio che riguarda un Autore (forse poco conosciuto e che invece necessiterebbe di maggiore attenzione), che a sua volta dedica viscerale attenzione a tanti altri Autori, molti dei quali oggi noti, ma per lungo tempo trascurati, alcuni dei quali invece sono ancora oggi poco conosciuti o diffusi.

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J.R.R. Tolkien – La storia di Kullervo – Recensione
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Recentemente uscita da Bompiani l’edizione italiana de “La storia di Kullervo”, nuovo inedito Tolkieniano ispirato dal Kalevala: «Il Kalevala è un poema epico composto da Elias Lönnrot nella metà dell’Ottocento, sulla base di poemi e canti popolari della Finlandia. Lönnrot assemblò e ricostruì la memoria storica delle genti finniche attraverso la massa dei canti prodotti dalla loro poesia tradizionale, riunendone in una sola opera la cosmogonia iniziale e il ciclo eroico/mitologico. La storia di Kullervo è strutturata in runi (capitoli), dal 31 al 36 del Kalevala» (Fonte Wikipedia).

Il volume di Bompiani, di circa 272 pagine (€ 19,00), presenta principalmente il testo della storia di Kullervo nella versione riscritta da Tolkien, purtroppo parzialmente incompleta (il finale è riassunto in pochi appunti mai sviluppati). Il testo è seguito da note e commenti, da un saggio (in duplice versione) dello stesso Tolkien sul Kalevala e da un saggio conclusivo su Tolkien, il Kalevala e la storia di Kullervo della curatrice del libro, la studiosa Verlyn Flieger. I soli testi di Tolkien, in questa edizione, sono presentati anche in versione originale, con testo inglese a fronte. L’immagine di copertina è un disegno originale sempre di Tolkien.

kullervo

La sinossi del libro Bompiani delinea brevemente, ma efficacemente, la trama: «Kullervo figlio di Kalervo è forse il personaggio più oscuro e tragico di Tolkien. “L’infelice Kullervo”, come lo definisce Tolkien stesso, è uno sfortunato orfano dotato di poteri sovrumani e avviato a un tragico destino. Cresciuto nella casa dell’oscuro mago Untamo, che ha ucciso suo padre, rapito sua madre e che per tre volte ha cercato di ucciderlo quando era ancora un bambino, Kullervo non ha nulla al mondo se non l’amore della sorella gemella, Wanona, e la protezione di Musti, un cane nero dai poteri magici. Quando viene venduto come schiavo, il ragazzo giura di vendicarsi del mago. Tolkien scrisse che La Storia di Kullervo era il suo tentativo di creare una leggenda originale, oltre che un nodo importante nelle vicende della Prima Era: Kullervo infatti è antenato di Túrin Turambar, l’eroe tragico e incestuoso del Silmarillion. Con la sua potenza narrativa autonoma, La Storia di Kullervo è un tassello fondamentale nella struttura del mondo creato da Tolkien, e viene qui pubblicata per la prima volta con annotazioni, saggi e altri materiali sull’opera che ha ispirato l’autore, il Kalevala.»

Innanzitutto la storia, come già accaduto per Sigurd o Arthur, è l’esperimento incompiuto di un giovane Tolkien di riscrivere (tra il 1912 e il 1916) un testo epico che lo aveva molto colpito e influenzato: erano i primi tentativi del futuro creatore di Arda di cimentarsi con la scrittura di componimenti epici e magici. Sono molti gli influssi che avrebbe poi sviluppato nella sua poetica, a partire dai nomi, che mutano spesso nel corso del testo, dimostrano l’evoluzione di personaggi che nascono tratti dal poema originale per sviluppare proprie peculiarità, al punto da reclamare un nome nuovo e autonomo. Sono evidenti le radici che avrebbero poi portato ai nomi di personaggi e dei dello stesso Tolkien e, forse, alcuni accenni si ricollegano proprio alla prima creazione della lingua elfica Quenya (nel libro scritto Qenya – che non ho chiaro se sia un errore di Bompiani, perchè ho sempre visto scritto Quenya).

Ancora, centrale, è il tema [segue SPOILER!] dell’incesto frutto di errore dovuto a magia o maledizione, che porta al tragico suicidio dei personaggi: verso la conclusione dell’opera il protagonista si unisce alla sorella, senza sapere chi sia, come poi accadrà anche nella storia di Túrin (sia nella recente versione autonoma, sia in quella raccolta nel Silmarillion o nei volumi della History).

La storia dovrebbe precedere brevemente il sorgere vero e proprio dell’amore tra Tolkien e sua moglie Edith Bratt e, forse, questo elemento è ben visibile nell’amore tra Kullervo e sua sorella, che nasce sostanzialmente come una violenza: mi viene da ipotizzare che in questa fase della sua vita Tolkien fosse ancora acerbo, pronto a descrivere personaggi “malvagi” e privo di certi lirismi romantici che, invece, avrebbero poi caratterizzato i grandi amori delle sue trame (e il suo matrimonio).

Kullervo ha i tratti del “pastore di lupi” della mitologia nordica e la sua figura costituisce sostanzialmente un Ulfhedinn/Berserk, il guerriero invincibile e invasato da Odino, costituendo ancora un antesignano del Beorn de Lo Hobbit.

Indubbiamente è il libro più amaro tra quelli letti del Professore. Kullervo è un anti-eroe: un personaggio rozzo, malvagio, crudele, rabbioso; deforme e brutto persino nell’aspetto (con accenni quasi razzisti). Il male che scatena e compie, con le sue magie, alla fine [segue SPOILER!] finisce per annientare tutti i personaggi della storia, compreso il meraviglioso cane Musti/Mauri, fino al suicidio dello stesso Kullervo. Sono rari i personaggi così oscuri tra gli eroi di Tolkien e, anzi, Kullervo è il primo e unico ad apparire in una versione così pura, ma al contempo sempre in bilico tra l’essere il buono o il malvagio della storia…

La prova letteraria, invece, è molto valida: mai, forse, come in questo testo, Tolkien riscrive l’epica con una forma che richiama, nel sapore, l’epica stessa originale, senza tuttavia rendere il testo eccessivamente pesante (la lettura scorre godibile). La traduzione è buona, contando che il testo a fronte è spesso ricco di arcaismi e parole di derivazione finnica. Nel testo sono presenti elementi di magia (dal sapore persino orientale, come i peli del cane Musti), canzoni/preghiere, figure poetiche rurali (quasi delle kenningar moderne).

Il libro costituisce un nuovo interessante tassello del panorama di questo grande Autore e ne consiglio la lettura sia agli amanti di Tolkien che a quelli dell’epica in generale.

Una piccola nota: attenzione perché, nonostante il libro sia uscito a marzo 2016, immediatamente sono state diffuse due edizioni: prima e seconda ristampa, entrambe del marzo 2016, che circolano allegramente assieme, sparse tra librerie e stores on-line. Se siete collezionisti di prime edizioni, controllate bene la pagina dei crediti e diritti.